Transizione Ecologica per una nuova economia
Le dimensioni dell’ecologia integrale
Nell’attuale dibattito sociopolitico contemporaneo, ha assunto una notevole centralità il concetto di “transizione ecologica”, difatti i recenti accadimenti globali testimoniano come il nostro sistema moderno abbia bisogno di un cambiamento strutturale e radicale. Per ovvie ragioni, non è possibile attuare uno sconvolgimento (in positivo) del sistema economico in un breve lasso di tempo, per cui occorre iniziare a muovere i primi passi e inaugurare una stagione appunto di Transizione.
Con “transizione ecologica” si intende un insieme di azioni rivolte alla sostenibilità dell’economia, per favorire il passaggio da un sistema basato sulle fonti energetiche inquinanti a un modello virtuoso incentrato sulle fonti verdi. Questo processo richiede investimenti e politiche ambientali e di sviluppo, con lo scopo di raggiungere la neutralità climatica ovvero un sistema ad emissioni zero.
Le grandi sfide del nostro secolo riguardano la lotta ai cambiamenti climatici, e il contenimento degli effetti dell’uomo sul clima; quotidianamente assistiamo a fenomeni metereologici estremi, come siccità, desertificazione, alluvioni, dirette conseguenze del nostro impatto sul pianeta. Il focus primario della transizione ecologica è un nuovo modo di concepire l’approvvigionamento di energia; la maggior parte dei gas ad effetto serra deriva dall’uso dei combustibili fossili: solo per l’Europa i processi energetici sono responsabili del 80% circa delle emissioni totali. Il primo passo per avviare una vera transizione energetica è quello di riconoscere le alternative alla produzione di energia e investire sulla questione energetica. Il recente conflitto in Ucraina ha avuto delle ricadute dirette sulle politiche energetiche degli stati e sui cittadini contribuenti che hanno visto triplicare le bollette elettriche e del gas.
Parallelamente alla questione energetica risulta preponderante anche la crisi sociale, Papa Francesco già nell’enciclica Laudato sii afferma che non esistono due crisi separate piuttosto una complessa crisi socio-ambientale (LS.139).
Per cui quando iniziamo a lavorare per la trasformazione ecologica, dobbiamo tenere presenti gli effetti che alcune scelte ambientali producono sulle povertà. Non tutte le soluzioni ambientali hanno gli stessi effetti sui poveri, e quindi vanno preferite quelle che riducono la miseria e le diseguaglianze. Mentre cerchiamo di salvare il pianeta, non possiamo trascurare l’impatto sull’uomo.
La visione di transizione ecologica per una nuova economia tiene conto delle sei dimensioni che compongono l’ecologia integrale:
- Ecologia ambientale, che ricerca in primo luogo il rapporto tra natura e società verso un uso sostenibile, con l’unico scopo di combattere la povertà, prendersi cura della natura e rigenerare ogni ecosistema.
- Ecologia economica, che comprende la protezione dell’ambiente come parte del processo di sviluppo e non come un fatto isolato, al fine di stabilire un umanesimo integrale e integrativo per garantire l’interazione tra gli ecosistemi.
- L’ecologia sociale, che è necessariamente istituzionale, dalla famiglia, dalla comunità locale, dalla nazione alla vita internazionale. Questa dimensione fa appello ai valori della solidarietà e della civiltà con norme e legislazioni efficaci.
- Ecologia culturale, che si riferisce al patrimonio naturale, storico, artistico e culturale. Richiede attenzione alle culture locali per mantenerne il significato vivo, dinamico e partecipativo.
- Ecologia della vita quotidiana, quella che si adatta all’ambiente, all’ambiente circostante per una vita sociale positiva e benefica che miri a una vita dignitosa. Si tratta di relazioni umane e calorose che permettono di tessere legami di convivenza e di appartenenza, oltre alla cura dei luoghi comuni.
- Ecologia umana, che comprende la qualità della vita inseparabile dalla nozione di bene comune, cioè il rapporto della vita umana con la legge morale per rispettare la natura dell’uomo e il suo riconoscimento della dignità.
La via verso un futuro migliore, ovvero l’unico possibile, passa attraverso diversi livelli di intervento che coinvolgono tutti gli strati della società e coinvolgono, cittadini, istituzioni, imprese, Ong, stati e organizzazioni transnazionali. Dalla cop27, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2022 è la XXVII Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si sta svolgendo in questi giorni a Sharm el-Sheikh dal 6 al 18 novembre 2022, all’impegno quotidiano di ognuno di noi nel cambiare abitudini di consumo.
In questo passaggio verso la transizione ecologica, siamo accompagnati da importanti strumenti come le policy dettate dall’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e i finanziamenti previsti dal PNRR Piano nazionale di ripresa e resilienza, un’opportunità per gli enti locali, le imprese e la società civile per sperimentare l’impatto positivo verso una neutralità energetica e una società che contrasta la logica dello scarto, sia esso umano o ambientale.