Tempo cronologico e tempo vissuto
Eppure, questi due termini sembrerebbero quasi la stessa cosa considerato che la parola tempo li determina entrambi o è l’aggettivazione che determina la loro differenza. Probabilmente siamo di fronte alla dimensione simbolica dell’opposizione binaria che esiste in tutte quelle condizioni della mente dove l’Io e l’Anima sono elementi che tendono ad una armonia ma che in realtà non riescono a trovare se non nell’invisibile una loro definizione, ed è quel momento che poi configura un altro aspetto temporale che viene spesso definito il tempo eterno o il tempo immutabile come una condizione unica o spesso definitiva a volte collegata all’idea della morte, al cambiamento, alla trasformazione a temi non umani più divini più legati ad una situazione come eccezionalità dell’animo umano o dell’animo delle persone umane che combattono con emozioni e sentimenti e non riescono a sollevarsi in una condizione di alterità o di giusta distanza riflessiva dalla parte più passionale, più infera della psiche umana. Questa condizione di tempo vissuto che è l’ispirazione, l’aspirazione o la tendenza di ogni individuo di riempire il vuoto cosmico universale personale, inconscio, a carico della dimensione della propria capacità della psiche, della specificità, in possesso di elementi psichici che vanno nella profondità come nell’alto verso il basso pensiamo ad un’intelligenza che ha a che fare con la razionalità e quindi come uno sviluppo dell’intelletto, così sul piano dell’Anima la profondità è un’espressione opposta come nella tavola smeraldina E quindi è un problema di prospettiva fatto per far emergere da un caos iniziale adolescenziale in cui tutto ci sembra inafferrabile quando invece siamo in grado di disegnare i contorni di ogni aspetto del tempo vissuto. Il tempo cronologico ci accompagna nella sua espressione inesorabile anche se a volte sorprendente, meravigliosa nella sua espressione evolutiva, il tempo vissuto è anche la manifestazione matematica difficile da definire con un numero attraverso la comparazione con l’esperienza di Anima, ed ha la stessa dignità lo stesso valore la stessa altezza. Questo è uno sviluppo che presuppone una resa e sarebbe abbastanza noioso immaginare cosi sia pure nella tipologia psicologica junghiana con le quattro componenti che rappresentano la totalità della psiche oltre a questo quel tipo di personalità esistono nel novero delle personalità delle possibilità di raggiungimento di alcuni aspetti della vita mentre altri ci sono preclusi. I contributi della vita adulta a quel mondo e soltanto quello metabolizzato, rispecchiato, metabolizzato nel senso di restituito alla persona in questo caso al bambino che attraverso quel linguaggio cerca di avvicinarsi al mondo dell’adulto considerato così distante ed estraneo. Chiaramente in tutto questo è difficile una condizione un po’ pleonastica anche un pò ridicola perchè senza soluzione di continuità e senza superamento della problematica. Un bambino che piange inopinatamente per un gioco sicuramente è incomprensibile e quindi questo determina uno stato di assoluta distanza e conflittualità in quanto l’adulto vorrebbe che il bambino manifestasse la sua sottomissione in una lenta condizione in cui la delusione psichica del mondo infantile e dell’adulto si possano unire in un abbraccio consenziente